Felice Limosani, i suoi Cuori Pulsanti e il Giubileo 2025. «L’arte legge in termini politici, realistici e culturali la nostra espressione del presente»

by Antonella Soccio

“Omnium hominum quos ad amorem veritatis natura superior impressit hoc maxime interesse videtur: ut, quemadmodum de labore antiquorum ditati sunt, ita et ipsi posteris prolaborent, quatenus ab eis posteritas habeat quo ditetur. Longe nanque ab offitio se esse non dubitet qui, publicis documentis imbutus, ad rem publicam aliquid afferre non curat; non enim est lignum, quod secus decursus aquarum fructificat in tempore suo, sed potius perniciosa vorago semper ingurgitans et nunquam ingurgitata refundens”

(Dante, Monarchia, I 1-2)

“Tutti gli uomini che la natura dall’alto ha improntato all’amore per la verità hanno, più di ogni altro, questo dovere: preoccuparsi che i posteri ricevano da loro di che arricchirsi, così come loro sono stati resi ricchi dall’impegno degli antichi. Chi non si cura di portare il proprio contributo alla comunità, dopo aver tratto profitto dagli insegnamenti che questa gli ha dato, sappia che viene meno ai suoi obblighi: costui non è albero piantato lungo il fiume, che a tempo debito dà frutto, ma è rovinoso abisso, che sempre inghiotte e mai rende ciò che ha inghiottito”.

Più alto vola il gabbiano, e più vede lontano.

Il gabbiano Jonathan Livingston, Richard Bach

È il Monarchia, il trattato politico di Dante Alighieri, che suggerisce costantemente all’artista Felice Limosani la sua etica e il suo umanesimo. Chi è stato baciato dal talento può e deve unire al profitto un beneficio concreto e ideale per la sua comunità. Give back si dice nel mondo anglosassone. E per lui l’arte deve aderire ad un pensiero esistente, ma deve anche ispirare cambiamento e sfide.

Parte da questo assunto il concetto stesso alla base di Cuori pulsanti, l’installazione di arte contemporanea, una architettura di ferro, che Limosani ha pensato e immaginato per uno dei parchi urbani più grandi del Mezzogiorno d’Italia, i Campi Diomedei di Foggia. Due tralicci umanizzati nella forma e nella loro elevazione al cielo sostengono due cuori luminosi, simbolo di coraggio, speranza. Trascendenza e relazione. Il due come scoperta della dualità, come luogo segreto del passaggio dall’immobile al mobile, dal divino alla realtà duale.

È più di una semplice e altissima installazione di 21 metri in acciaio zincato da posizionare in un parco altrettanto ciclopico. Con i suoi “Cuori Pulsanti” l’artista Felice Limosani, originario di Foggia ma ormai noto in tutto il mondo per la sua collaborazione con grossi brand della moda e con committenze pubbliche nei maggiori contenitori culturali rinascimentali italiani ha l’ambizione di entrare con la sua opera nella simbologia del calendario nazionale del Giubileo 2025. Il digital creator, che da qualche tempo, dopo aver abbandonato i progetti più squisitamente ludici e comunicativi del marketing, sta perlustrando le potenzialità della digitalizzazione dell’arte e della scultura, ha presentato la sua idea all’Arcivescovo Giorgio Ferretti per il tramite del segretario don Giulio Dal Maso, il quale ha caldeggiato l’idea dell’opera anche in vista del prossimo Giubileo del 2025 che ha come tema “Spes non confundit”. La speranza non delude. L’installazione pertanto, se riuscirà ad essere realizzata entro il 2025, si candida a rappresentare la città di Foggia nel calendario nazionale degli eventi giubilari. Come e più di un loro.

E può aprire per la comunità accademica, per l’amministrazione, per le associazioni delle occasioni di riflessione sul tema più ampio dell’etica e dell’umanesimo.

L’artista, come nella sua prima vita da dj, mixa contenuti, materiali, immagini, suoni. Non solo il grande successo dell’obelisco Pezzi di pace, commentato da Jeffrey Schnapp, designer e storico statunitense, figura di riferimento nel campo delle digital humanities e installato a Firenze alla Galleria Tornabuoni con la soddisfazione di vedere una sua scultura tra Fontana e gli altri big dell’arte contemporanea raccolta e selezionata da Roberto Casamonti, dopo le esperienze immersive rinascimentali e dantesche, Limosani sta collaborando con i più importanti gruppi di ricerca della medicina sugli studi sui pluritraumatizzati. A Casa Sollievo della Sofferenza il professor Pasquale Vaira sta già sperimentando la sua virtual reality hypnosis distraction che riproduce la videoarte della Divina Commedia proiettata a Cappella Pazzi in una esperienza coinvolgente ed emozionale, percettiva e sensoriale, ricca di poetica.

«Chi è in coma ha bisogno di attingere alla contemplazione, al concilio spirituale e alle parti inconsce che abbiamo rimosso. Siamo talmente sollecitati in superficie da non riuscire ad immergerci nella nostra profondità. È come se galleggiassimo su un materassino, incapaci di andare in apnea», spiega Limosani a bonculture in una chiacchierata senza filtri e senza schemi. Si commuove spesso al pensiero delle tracce.

Come nasce l’idea di Cuori Pulsanti?

«A Foggia mi hanno sempre chiesto di fare qualcosa per la città. A me interessa l’umano e l’umanizzante e durante il Covid ho cominciato a lavorare su un’idea. La mia radice è senza dubbio legata alla mia città, amo il dialetto foggiano, ma il mio non è un legame geografico, ma culturale. Non vorrei mai essere percepito su un piedistallo, il mio obiettivo è che la nostra vita abbia un senso nel nostro presente. Ogni nostra traccia, ogni nostro lascito andrà ad impattare sulla realtà del futuro. Ogni nostra azione rimane. L’arte legge in termini politici, realistici e culturali la nostra espressione del presente. Ci eleva. Anche dal soggettivismo estetico. Anche del Cretto di Burri si è detto che era una colata di cemento. Io uso il traliccio in modo provocatorio, come un totem, simbolo della rivoluzione industriale. Il traliccio nasce da un’idea romantica, è Alessandro Volta il primo che ne parla. Parla dell’elettricità come di una scintilla commovente. Il traliccio celebra, evoca. Ci ha tolto tutto anche perché è l’inizio della distruzione ambientale del pianeta. E poi ho immaginato dei cuori. Un simbolo che abbiamo ridotto ad una banalità, ma che nel linguaggio biblico significa senno, coraggio, intelligenza. La rivoluzione industriale è strettamente correlata all’intelligenza artificiale, la nuova rivoluzione tecnologica del nostro tempo».

Cosa ti aspetti da questa installazione? Dopo Pezzi di pace di acciaio e acqua, si tratta della tua prima opera non virtuale…

«Mi immagino che suggerisca un pensiero alto, ma non per l’Ego, ma per non morire da stronzi. È per me fondamentale dare un senso al mio passaggio per non aver vissuto una vita inutile. Non ho problemi a confrontarmi con le critiche, ma devono essere argomentate. Io non edifico, erigo un simbolo che si libra verso il cielo, un gesto che si fa dalla notte dei tempi. Il simbolo è la scintilla, poi come diceva Duchamp l’arte la fa chi la vive. Joseph Conrad diceva che lo scrittore può creare un’opera letteraria, ma è il lettore a completarla attraverso la propria interpretazione. Etica e umanesimo, spes non confundit. La speranza non delude. La postura dei tralicci allude alla speranza e ad una consapevolezza critica»

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