Il libro di Aisha di Sylvia Aguilar Zéleny e il patriarcato che perdura e si riproduce a discapito della vita delle donne

by Agnese Lieggi

Il libro di Aisha di Sylvia Aguilar Zéleny, tradotto da Serena Bianchi edito da Ventanas, è un piccolo libro che possiede una grande forza, scuote il lettore e lo trascina in un vortice di emozioni contrastanti.

In un momento storico in cui la volenza di genere è al centro del dibattito socioculturale, questo romanzo rappresenta una testimonianza preziosa, perché la sua lettura invita alla riflessione, esplora e riesce a rappresentare le sofferenze delle conseguenze drammatiche della perdita di identità dettate dall’amore e dalla religione nella sua forma più estrema.

Patricia è una ragazza ribelle, grintosa, una ragazza che sfilava alle manifestazioni studentesche, durante un viaggio incontra un uomo del quale si invaghisce, al punto tale da cedere completamente sé stessa a lui e alla sua religione. La rinuncia di Patricia è tale da cambiare il suo nome in Aisha e diventare una delle mogli devote di Sayyib e dell’Islam. Ma Patricia, intraprende un cammino pericoloso perché paga la sua fedeltà duramente, litigando e allontanandosi dalla sua famiglia di origine e dal suo passato e indossando l’hijab, subendo ripetutamente percosse. Le sue cicatrici più profonde sono quelle invisibili lasciate dalla violenza perpetuata, quotidiana.

La scrittura di Sylvia Aguilar Zéleny è un filo di seta, leggero e penetrante, con la sua tessitura racconta un viaggio doloroso ma necessario per scoprire sé stessa e le speranze della famiglia di ritrovare e riabbracciare Patricia.

Sylvia Aguilar Zéleny è una scrittrice e accademica messicana, la sua formazione sotto la guida di Brenda Navarro e Cristina Rivera Garza si riflette nello spessore e nelle sfumature del suo lavoro, rendendola una figura prominente nel panorama letterario contemporaneo, chiediamo all’autrice di parlarci del suo libro, della sua linea di approfondimenti relativi alle radici culturali e sociali della violenza di genere.

Quali sono le principali forme di violenza di genere descritte nel libro e come colpiscono le vittime a livello fisico, emotivo e psicologico?

Nel libro si delineano vari tipi di violenza di genere: psicologica, emotiva e fisica. Quest’ultima è la più evidente, come nel caso di Aisha, che finisce in ospedale dopo una lite con Sayyib. Tuttavia, con il timore di sbagliare, le ferite fisiche guariscono col tempo, mentre le altre, più profonde, continuano a tormentare Aisha per tutta la vita. Come si possono curare gli insulti, il silenzio, o quella forzata separazione dalla famiglia? La sindrome post-traumatica è evidente, anche se non esplicitamente menzionata nel libro. Lo vedo chiaramente nella Patricia reale, che vive con il terrore che qualsiasi cosa possa riaccendere quel dolore: urla, situazioni di tensione, critiche, un braccio alzato… mi spiego cosa intendo? Anche se il livido sul braccio scompare, se la costola fratturata si sana, il segno dell’abuso resta. In lei e in ogni donna che ha subito relazioni tossiche.

In che modo affronti le radici culturali e sociali della violenza di genere nella società attuale?

Credo che, durante il processo di ricerca e scrittura, sia stato fondamentale riconoscere che la violenza di genere si manifesta in più culture e società di quanto si possa immaginare, e che la situazione vissuta da Aisha/Patricia vada oltre l’Islam o il machismo messicano. Ho scritto questo libro proprio perché, se da bambina pensavo che il colpevole fosse l’Islam o dal dominio patriarcale della famiglia, con il tempo ho compreso che si tratta di qualcosa di più profondo e radicato: è il patriarcato che perdura e si riproduce a discapito della vita delle donne. Ho cercato di sviluppare con attenzione questo tema, osservando il contesto in cui è cresciuto Sayyib e mostrando come le radici del problema vadano oltre la religione.

Quali strategie o soluzioni propone il libro per prevenire la violenza di genere e supportare le vittime per il loro recupero o ripresa della vita?

Magari un libro potesse offrire strategie o soluzioni definitive, non credi? Quello che posso dire è che mi interessava scrivere un libro che desse seguito al dialogo iniziato dal femminismo anni fa e ripreso dal movimento #MeToo. Credo che parlare di queste tematiche possa essere già un buon inizio, come per esempio aprire la scatola dei segreti e condividere ciò che viviamo, chiedere aiuto e offrire sostegno ed empatia a chi vive situazioni simili, anche se non è pronta a uscirne. Non so se si possa mai guarire completamente da esperienze di questo tipo, ma credo fermamente che un passato doloroso possa convivere con momenti di luce, tranquillità e sostegno, sia nel presente che nel futuro.

*Traduzione a cura di Maria Agnese Lieggi

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