Cartelloni, opinioni, discussioni. Non vi accalorate, l’afa è assai

by Enrico Ciccarelli

Devo confessare il più grave dei peccati che un opinionista possa commettere: non ho alcuna opinione sul cartellone del Foggia Estate, sulla sua qualità, sul suo costo  sulle modalità con cui è stata favorita o impedita la partecipazione degli operatori locali e così via. Sono persuaso che non siano oziose o campate per aria le considerazioni contenute nel documento diffuso dalla Filiera Culturale, assai critico, trovo sensate alcune contestazioni (cito per tutte quella di un antico uomo di spettacolo come Nick D’Apollo), sono sicuro che per gli amministratori comunali si sia trattato ancora una volta di fare le nozze con i fichi secchi per le notorie ristrettezze di bilancio.

Nel merito, i miei gusti arcaici (tenete presente che, se mi chiedete a bruciapelo chisia Clementino, rispondo che è una variante del mandarino) mi fanno apprezzare rassegne come «Non soli, ma ben accompagnati» (perché per me De Palma&Fratta sono una garanzia) e «Musica nelle corti di Capitanata»; di più non so dire. Registro che Alice Amatore, la nostra giovane assessora alla Cultura, è finita nell’occhio del ciclone per un possibile conflitto di interessi riguardante la sua passata attività a Parcocittà e per la mancata concessione gratuita del Teatro «Giordano» a BonassisaLab per la cerimonia in onore del nostro grande schermidore e medaglia olimpica Gaetano Samele.

Anche qui, in una città in cui l’argumentum ad hominem (per il quale è più importante chi dica una cosa che non cosa abbia detto) penso sia utile precisare che la mia senescenza mi desta un’istintiva simpatia per una giovane donna volenterosa e piena di entusiasmo come l’assessora. Simpatia aumentata dal fatto che governa con poche risorse una polveriera come quella della cultura, dovendo andare in parte a rimorchio di scelte di altri Enti (la Regione in primis) in parte costretta a scegliere tra l’effimero e il duraturo, in parte dovendosi confrontare ogni giorno con un quadro di riferimento impoverito e quindi incattivito.

Non è una novità: la mirabile Anna Paola Giuliani ha compiuto lo stesso esercizio di equilibrio e contorsionismo per sei anni, riscuotendo sia elogi trasversali che odi tenaci, e mettendoci tutto il suo indubbio garbo e una sagacia politica «ereditaria». Ma la verità è che l’ultimo che a Foggia ha fatto l’assessore alla Cultura con una visione e l’autorevolezza politica, economica e personale per sostenerla, è stato Tito Salatto, e sono ormai passati più di sedici anni. Intendiamoci, contestazioni e scelte controverse ce ne furono anche allora; ma dopo di lui l’Assessorato è tornato a essere la Cenerentola del bilancio, vetrina a poco prezzo, distributore di intrattenimento.

In questo contesto Amatore ha preso molto male un filmato satirico che mani anonime hanno preparato e diffuso ironizzando sulle diverse proiezioni di film previste a Parcocittà, e ha preso ancora peggio le dichiarazioni rese a un sito informativo della nostra città dal capogruppo di Fratelli d’Italia. Male al punto da avere la reazione peggiore che un amministratore pubblico possa mettere in atto: annunciare querela.

Perché, a modesto avviso di chi scrive, si tratta della peggiore cosa che potesse fare? Innanzitutto perché le querele non si annunciano, ma si fanno, dopo che un legale abbia fornito un parere competente sulla loro fattibilità. In secondo luogo perché i rapporti fra maggioranza e opposizione non si risolvono in tribunale, ma nelle sedi deputate. È chiaro che esistono ipotesi estreme nelle quali la polemica politica passa il segno, e spesso è stata ed è l’opposizione a sostituire gli argomenti politici con esposti e denunce buone solo a prendere polvere in Procura. Ma in questo caso mi pare si sia nel campo di una polemica molto aspra, ma nulla di più.

In terzo luogo –mi si perdoni il riflesso corporativo- perché è ridicolo pretendere di querelare una testata giornalista che abbia riportato fedelmente le dichiarazioni di un intervistato. La dichiarazione dell’assessora secondo la quale la testata avrebbe dovuto effettuare un «vaglio» delle cose dette dall’intervistato è per giurisprudenza costante una pretesa infondata. Se intervisto Trump e lui dice che «Biden è un rincoglionito guerrafondaio» il mio dovere è riportare quella dichiarazione, non effettuare esami neurologici o geopolitici sul presidente Usa. Specialmente se la mia testata è poi disponibile, come è stato, a ospitare con lo stesso spazio e rilievo la replica dell’interessata a quelle dichiarazioni.

Non so valutare il durissimo articolo con cui Davide Grittani, parlando anche a nome di altri colleghi, formula l’ipotesi che la sindaca e «assessori della sua Giunta» vadano deferiti all’Ordine dei Giornalisti per comportamenti impropri e intimidatori. Personalmente non ne ho subiti, ma probabilmente è stato solo a causa della mia irrilevanza. Quello che posso dire è che un richiamo alle regole non è mai in sé inopportuno: ognuno ha il proprio ruolo, e a quello deve attenersi.

Io, oltre a ribadire di essere assolutamente certo dell’onestà e della probità personale di Alice Amatore, voglio dire sommessamente che chi va per mare imbarca acqua: le critiche (comprese quelle infondate, malevole, pretestuose) fanno parte del ruolo pubblico.

E giacché ci sono, vorrei dire che quelle sulla mancata concessione gratuita del Teatro «Giordano» per il Samele’s Day sono secondo me del tutto fondate. Perché è verissimo che l’assessora ha rispettato scrupolosamente il regolamento approvato dai commissari, che legano l’uso gratuito alla sola ipotesi della co-organizzazione. Ma è anche vero che l’importanza dell’evento avrebbe dovuto indurre l’Amministrazione a suggerire essa stessa questa formula (come ha sottolineato Nunzio Angiola).

Non è stato fatto. Per distrazione, per sottovalutazione, per inesperienza? Chi lo sa. Ma stiamo parlando di un errore, non di un crimine. E gli errori fanno crescere, se li si sa riconoscere, anche quando siamo tutti boccheggianti per il caldo. Sennò possiamo sempre trastullarci e rinfrescarci con le querele.

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