La Filiera Culturale della Città di Foggia ed altri divulgano un documento analitico sulla procedura istituzionale che ha portato a parte del cartellone Foggia Estate 2024

by redazione

Evoluzione collettiva o sfruttamento degli operatori? Molteplici sono state le criticità dell’Avviso Pubblico del Comune di Foggia per la realizzazione del cartellone “Foggia Estate 2024”. Con la premessa che questo documento non ha alcuno scopo di opposizione politica, ma ne ha uno molto nobile, quale la difesa di obiettivi culturali collettivi, proviamo
a mettere un po’ di ordine, a seguito di centinaia di interazioni con colleghi del comparto all’interno e all’esterno della realtà locale.
In primis non è chiaro, per gli inseriti in cartellone, chi debba essere considerato l’organizzatore di ciascuno di essi: il Comune, infatti, sembra volersi scrollare di dosso le responsabilità di ciascuna organizzazione, lasciandola in capo alle singole piccole realtà ammesse al contributo (contributo che, però, viene descritto nell’Avviso come risultato di
una co-progettazione col Comune).
Il pagamento della SIAE, che è una delle voci di competenza degli organizzatori di una manifestazione, resta a carico degli ammessi, così come tutti gli oneri artistici, organizzativi, tecnici e collaterali, ad eccezione dell’area per lo spettacolo, dell’energia elettrica e del piano di sicurezza, che restano in capo al Comune. L’Ente, a tal riguardo, si auto definisce “promotore” o “in co-progettazione”, ma mai responsabile dei singoli eventi. Ciò crea ampi margini di ambiguità e un precedente che, a nostro avviso, non va ripetuto in futuro.
Andiamo ai requisiti per la partecipazione all’Avviso: al punto 1 del bando (Requisiti per la partecipazione) compare anche “Imprese e liberi professionisti operanti in ambito culturale e di promozione del territorio“.
Ci risulta, però, che una serie di professionisti sia stata esclusa in quanto non presente in altri elenchi formali non espressamente chiariti in questo punto.
Tale confusione potrebbe rimarcare l’utilità artistica del censimento capillare, perché funga da vero osservatorio di più risorse culturali possibili del territorio. Altra criticità: l’Avviso prevedeva che ogni partecipante potesse presentare una richiesta massima di 5.000,00 €.
Dati i limiti imposti dal budget e le intenzioni successive, un avviso concepito meglio avrebbe potuto anche quantificare il numero di realtà alle quali si intendeva accordare il contributo; ciò al fine di evitare quanto è accaduto a numerosi proponenti, ai quali la commissione locale e l’Ufficio Cultura hanno sindacato sui costi preventivati nei progetti,
tagliandoli di oltre il 50% (in alcuni casi l’80%) con la motivazione di voler ambire ad una elevata quantità complessiva di spettacoli, ma di fatto sconvolgendone le singole nature già piuttosto delicate. Con 5.000,00 Euro, infatti, è difficile organizzare uno spettacolo estivo all’aperto, coprendone i costi artistici, tecnici e accessori; non vogliamo credere che
l’Ente istighi il comparto culturale ad operare al di fuori della dignità delle retribuzioni e delle regole in materia.
Non tutte le iniziative hanno costi paragonabili e un taglio indiscriminato ne ha, infatti, rese irrealizzabili diverse, come si evince anche dalle numerose rinunce successive alla selezione.

Sarebbe stato meno traumatico indicare come tetto massimo una cifra vicina a quella che il Comune poi avrebbe effettivamente accordato ai proponenti: indicare come cifra massima 5.000,00 € per poi accordarne 1.000,00 è indice di una gestione culturale poco consapevole dei costi degli organizzatori nella “vita vera”. Una riflessione va fatta anche sulla spesa pro-capite per pubblico potenziale. Il costo di un’attività culturale può essere calcolato non solo in base alla spesa
complessiva, ma anche in base a quella per partecipante (insieme di persone del pubblico). Ad esempio, se uno spettacolo dal vivo che ha un costo di 4.000,00 € può essere visto da 400 partecipanti, la spesa per partecipante sarà di soli 10,00 €. Sempre per esempio, uno spettacolo da 48.000,00 riservato a 2000 persone in area privilegiata, invece, viene a costare 24,00 € a spettatore.
Dal punto 4 (Valutazione tecnica), riportiamo che “Le proposte che otterranno una valutazione di almeno 60 punti rientreranno nel cartellone Foggia Estate 2024 e potranno entrare in una fase di co-progettazione, se ritenuta necessaria dall’Amministrazione; durante tale confronto si potranno approfondire con i proponenti le modalità di realizzazione e i contenuti dei progetti presentati, senza che ciò costituisca un impegno a sostenere economicamente la realizzazione del progetto. In caso di richiesta di contributo, i progetti che otterranno un punteggio inferiore a 65 punti saranno inseriti in cartellone, ma non riceveranno alcun contributo”.
Quindi un Ente pubblico inserisce in un proprio cartellone uno o più eventi senza dare alcun contributo? Non se ne comprende il senso, e non sembra essere un terreno fertile per costruire un percorso evolutivo con gli operatori che vivono di questo mestiere.
Inoltre, come su accennato, le proposte ritenute idonee entravano in fase di coprogettazione, ma non è assolutamente chiarito nell’avviso in cosa consista questa coprogettazione. Di solito, nel linguaggio del Terzo Settore, coprogettazione implica due partner di progetto che lavorano insieme per realizzare qualcosa, anche cercando finanziatori esterni. Ciò ha poco a che vedere con un Comune che promuove un cartellone mettendo a disposizione l’area scenica e poco di più, ma restando fuori dal punto di vista organizzativo.
Sempre dal punto 4: “L’entità del singolo contributo non potrà superare l’importo omnicomprensivo di euro 5.000,00. Nel caso in cui il progetto non venga realizzato nei tempi previsti o nelle modalità stabilite e/o qualora si verifichino inadempienze parziali o totali degli impegni assunti, il Comune di Foggia si riserva di ridurre o revocare il contributo
concesso”. Non si accenna ad alcuna rimodulazione da tener presente in fase di progettazione o coprogettazione; dunque, non è chiaro come possa essere avvenuto un successivo taglio unilaterale delle spese, in stile “prendere o lasciare”.
Ancora, al punto 2 dell’avviso è indicato che “Gli organizzatori delle manifestazioni potranno prevedere un biglietto d’ingresso o attività accessorie per favorire la sostenibilità economica del progetto”.
Ci chiediamo: se il Comune, da un lato, si distacca dall’organizzazione mentre, dall’altro, definisce se stesso “in co-progettazione”, come possono i singoli organizzatori decidere “a briglia sciolta” se fare attività collaterali o sbigliettare o, ancora, cercare sponsor?
Non dovrebbe essere il Comune ad indicare per tempo una linea d’azione unica per tutti? Rimarchiamo “per tempo”, non di certo una settimana prima dell’inserimento delle attività in cartellone.
Biglietto? Allora si deve pagare per tutti. Sponsor? Si cerchi uno sponsor per il cartellone e non per la singola iniziativa. Tra l’altro, gli eventuali sponsor dovrebbero essere scelti dal Comune, onde evitare fondi di dubbia provenienza.
Anche qui, è chiara la volontà dell’ufficio cultura di scaricare sugli ammessi al cartellone la
responsabilità dell’organizzazione, giuridica ma anche pratica, oltre alla copertura anticipata dei costi.
Tutto ciò non è molto dignitoso per chi vive di questo mestiere e si ritrova ad eseguire direttive ridimensionate e valutazioni esterne, da parte di un Ente che garantisce esclusivamente i punti di cui al punto 5 (Forme di sostegno ai progetti selezionati), ovvero: “Sono a carico del Comune di Foggia: la fornitura di energia elettrica necessaria, la
redazione dei piani di safety e security e l’adempimento di quanto in essi previsto, il coordinamento delle iniziative e la relativa comunicazione”.
Ci chiediamo, inoltre, se tutti gli oltre 70 eventi in cartellone abbiano percorso lo stesso iter valutativo, visto che diverse rassegne erano già state calendarizzate e finanziate prima dell’avviso pubblico e visti gli importi elevati per alcuni eventi di altro genere, inseriti nello stesso cartellone. Cartellone che mette nello stesso contenitore eventi con responsabilità, impegni di spesa e livelli decisionali molto diversi fra loro.
Per concludere, in alcune dichiarazioni l’Ufficio Cultura ha ammesso che non si aspettava la partecipazione all’Avviso di così tante realtà artistiche. Anche questa affermazione sottintende che, ancora oggi, esso non conosce abbastanza bene tutte le realtà culturali su cui questa città può contare (e delle quali un servizio pubblico dovrebbe occuparsi e
preoccuparsi in modo più attento). Questo accade nella città in cui da un anno esiste il già citato censimento degli operatori
culturali e dello spettacolo, che rappresenta un primo tassello fortemente richiesto ed ottenuto dalla Filiera, verso una evoluzione culturale che, al momento, si sta ancora attendendo. La Filiera Culturale ribadisce la linea che la contraddistingue da anni, la stessa linea coerente che l’attuale amministrazione ha tanto elogiato ed apprezzato durante la
campagna elettorale, ma che non ha ancora visto un seguito fattivo: gli obiettivi culturali di una terra offesa, svilita e martoriata anche da uno scioglimento per mafia devono essere frutto di un lavoro di squadra, da condurre preliminarmente con gli operatori, con i fruitori, con i cittadini e con i sindacati.
Quando si attuano dei cambiamenti culturali migliorativi, che si ripercuotono sulla collettività, essi vanno discussi, analizzati e portati a termine pubblicamente. Non bastano e non servono conferenze stampa chiuse, che annunciano decisioni di
potere già prese, ma serve un lavoro quotidiano di dialogo continuo e di crescita apportata dalle competenze dei molti, contrapposte agli interessi o ai limiti oggettivi dei pochi.
“Per educare un bambino, ci vuole l’intero villaggio” (proverbio africano).

Filiera Culturale della Città di Foggia, insieme a:

  • Comitato Cittadino La Società Civile
  • ARCI Jaco APS
  • Associazione Ultima Fermata
  • Movimento Artistico Indipendente M.A.I.

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