Michele Ainis e la Capocrazia del Presidenzialismo, che ridurrà il Parlamento svilito a “ruota di scorta”

by Antonella Soccio

Non è semplice parlare di diritto costituzionale in una piazza dalla struggente e perfetta bellezza come Marina Piccola di Vieste, dove tutto suggerisce leggerezza, vacanze, mojito e ricordi romantici e/o familiari e amicali con lo sfondo del faro dell’isolotto di Sant’Eufemia o della penisola di San Francesco.
Eppure il costituzionalista Michele Ainis, ospite della seconda tappa de Il Libro Possibile, ci riesce tenendo incollati decine e decine di cittadini e turisti e disquisendo dei principi della Carta a partire dal suo ultimo interessantissimo libro “Capocrazia. Se il presidenzialismo ci manderà all’inferno”.

“Noi italiani siamo molto bravi a fare riforme che sono deformanti rispetto alla Costituzione italiana. Questo non significa che se la Costituzione è viva come tutti i vivi, ogni tanto ha bisogno di andare dal dottore. Quindi delle riforme possono essere utili”.
“Il presidenzialismo è la grande riforma annunciata dal Governo Meloni, che potrebbe realizzarsi nella diciannovesima legislatura dopo decenni d’attese e di dibattiti. Già, perché l’Italia è un paese che ama le rivoluzioni ma affossa le riforme, come hanno imparato sulla loro pelle molti leader nostrani, da Berlusconi a Renzi. Anche per questo l’Italia ha sempre guardato ai modelli presidenziali degli altri (gli Stati Uniti e la Francia su tutti) come a un oggetto del desiderio fatalmente impossibile da raggiungere. Difficile allora fidarsi adesso di una riforma pasticciata che rafforza il potere del presidente del consiglio indebolendone il contrappeso, ossia il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica.”, ha scritto nel suo testo.

A Vieste il professore ed editorialista ha spiegato perché il presidenzialismo potrebbe essere pericoloso per il sistema Paese.
“Hai un potere in più? Che fai, lo rifiuti?
Intanto cominciamo a dare il potere di scegliere i parlamentari. Se il Parlamento ha perso auctoritas è perché il parlamentare è il servitore di chi lo mette in Parlamento”.
Secondo Ainis il Parlamento è così svilito da essere “stato ridotto a ruota di scorta del sistema”.
In Capocrazia il docente riprende un passaggio della Politica di Platone: “se arrivasse un uomo ricco di tutte le virtù e che fosse saggio che cosa dovremmo fare? Dovremmo accompagnarlo alle porte della città. La democrazia non può avere un capo assoluto”..
In una battuta di un suo anziano prof reazionario c’è tutto il senso della ribellione al capo.
“Io sono per la dittatura ma temperata dal tirannicidio”.

Lunga l’analisi sui capaci e i meritevoli
“Che tipo di uguaglianza delinea la Costituzione? L’articolo 3 è una norma cardine. Ci può essere una uguaglianza alla cinese, tutti con lo stesso stipendio. È una uguaglianza dei punti di arrivo che mortifica i talenti. E poi ci può essere l’uguaglianza dei punti di partenza. Questa concezione dell’uguaglianza è stata contrastata dalla cultura cattolica e comunista ossessionata dalla solidarietà e dalla possibilità di lasciare i deboli indietro, che hanno creato molti danni. L’uguaglianza dei punti di partenza vuol dire dare a tutti l’eguale possibilità di diventare diseguale”.
Ainis ha stigmatizzato la diseguaglianza cancerosa del gender gap salariale, occupazionale.
Tali storture possono essere modificate secondo lui con l’affirmative actions, che è un modo per azionare la leva del diritto contro le discriminazioni di genere e non solo.
“Il diritto non è soltanto il bastone della legge. Il diritto premiale è figlio dell’uguaglianza sostanziale. Tutto questi è scritto nella Costituzione ma va realizzato. La Costituzione se è viva attraversa tutte le stagioni della storia”.

Tra più grandi esempi di non rispetto per la Carta c’è il principio dell’articolo 11:l’Italia ripudia la guerra..
“Questo articolo fu messo in crisi già nel 1949 quando l’Italia aderì alla Nato. La sola guerra lecita secondo l’articolo 11 è la guerra difensiva. Ecco perché poi vi sono state guerre umanitarie, operazioni di pace.
Il nostro costume rispetto alla Costituzione è quello di buggerarla. Ci siamo inventati il concetto della Costituzione materiale. Il più grave errore e mancanza di amore è non prendere sul serio i dettami della Costituzione”.

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