“Storie di famiglia”: la genealogia diventa a portata di tutti

by Angela M. Lomoro

Ricercare le proprie radici, per riscoprirsi parte di una storia più grande che ci precede e ci circonda. È la missione di Storie di famiglia, un progetto di ricerca genealogica che aiuta a conoscere la propria storia e risalire ai propri antenati.

Fondato dallo storico e archivista barese Alessandro Lavopa, Storie di famiglia si propone di modernizzare e democratizzare la ricerca genealogica, attraverso servizi di ricostruzione dell’albero genealogico e studio del proprio cognome nel corso dei secoli.

Il fondamento della ricerca sono i documenti storici che parlano degli antenati: anagrafe e stato civile, battesimi e matrimoni religiosi, pubblicazioni e articoli dei quotidiani locali, documenti di natura militare, fiscale, economica, atti notarili e tanto altro ancora. Ogni passaggio della ricerca è rigorosamente documentato. Seguendo un approccio divulgativo, Storie di famiglia elabora la ricerca genealogica proponendo dei prodotti finali come l’albero genealogico, il libro di famiglia, la riproduzione dei documenti storici. 

«Nel 2018 – spiega Lavopa – ho creato Storie di famiglia, con la convinzione che non ci sia niente di meglio al mondo che poter fare ciò che si ama. Tutti avvertiamo il desiderio di riscoprire le nostre radici, la conoscenza dei nostri antenati risponde a questo bisogno. Essi sono al contempo vicini e lontani. Sono i nostri nonni (o i nonni dei nostri nonni, i loro nonni e così via), ma sono vissuti in un passato lontano, che il più delle volte ci è completamente sconosciuto. La genealogia non è un lusso riservato a pochi, ma una esperienza fondamentale per conoscere se stessi e il proprio posto nel mondo, soprattutto nell’epoca della globalizzazione. La ricerca genealogica ci consente di riappropriarci della nostra storia, di sentirla veramente nostra».

Dunque, attraverso un cognome, si può idealmente salire a bordo di una macchina del tempo, per conoscere chi erano e come vivevano i nostri antenati. Ma c’è di più. «La genealogia permette di affermare che noi esseri umani siamo una sola famiglia, letteralmente», dice Lavopa. «Bisogna sapere che chiunque incontriamo per strada ha uno o più  antenati in comune con noi, forse nemmeno così lontano nel tempo. Anche il nostro peggior nemico». Un dato molto interessante, soprattutto in questa epoca storica.

C’è poi un altro aspetto che vale la pena considerare. La ricerca genealogica può contribuire anche valorizzare un territorio e la comunità che lo abita, generando una sorta di “turismo genealogico”. Basti pensare ai tanti  discendenti di italiani che fanno ritorno nei luoghi di origine dei loro avi. Un viaggio geografico, ma anche temporale, perché attraverso le storie di tante famiglie si ricostruisce la storia dell’umanità, intesa come un’unica grande famiglia, e dunque in generale la Storia nel suo complesso.

La vicenda di due giovani amanti baresi vissuti nel ‘700, ad esempio, ci consente di conoscere usi, costumi e leggi del tempo. Il protagonista, il barese Paolo Iusco, è ottavolo (cioè trisnonno del trisnonno) di Alessandro Lavopa e tutta la storia è raccontata, insieme a tante altre tra cui quella degli antenati del sindaco di Bari Antonio Decaro, nel blog di Storie di famiglia.

Il venticinquenne Iusco venne accusato dalla giovanissima Teresa de Nitto di averla baciata con la forza. Un’accusa con cui all’epoca si poteva anche essere giustiziati.

Scrive Lavopa sul blog: sin dai tempi di re Roberto d’Angio (1309-1343), nel Regno di Napoli baciare una donna contro la sua volontà era considerato un reato grave, punibile anche con la pena di morte ed era “detestabile e gravissimo il delitto di baciar le donne per forza nelle loro case, nelle chiese, nelle strade pubbliche ed in altri luoghi, e di malissimo esempio, e gli scandali che da quello ne potrebbero nascere” (cit. V. A. Melchiorre). La Prammatica De osculantis mulieres (“Sul baciare le donne”) del 9 marzo 1563 richiamò in vigore questa norma: “Bacio dato per forza in qualunque luogo, sia punito con la morte, tanto in Napoli, quanto in tutti i luoghi del regno.”

Vi era un solo modo per sfuggire alla terribile punizione: bisognava sposare la donna baciata. E, infatti, nonostante vari testimoni smentissero che Paolo avesse baciato Teresa, i due si sposarono il 19 novembre del 1716.

In un bacio, grazie alla genealogia, abbiamo ritrovato leggi, testimonianze, documenti storici e, ovviamente, storie di famiglie.

Atto di matrimonio di Paolo Iusco e Teresa de Nitto conservato presso l’archivio capitolare di Bari

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