“Persepolis” compie 20 anni e lo sguardo da bambina di Marjane non ha perso la sua forza

by Marianna Dell'Aquila

Ricordo ancora la prima volta che ho sentito parlare di Persepolis. Sapevo che stava uscendo un film con quel titolo e chi me ne parlava accennava ad un fumetto scritto in lingua francese.

L’unica cosa che fino a quel momento rientrava nel mio personalissimo immaginario sulla Persia era la storia de Le mille e una notte che aveva contribuito (non poco) a maturare in me la passione per le storie dal gusto avventuroso e dall’iconografia fortemente evocativa di mondi e paesaggi lontani.

Allo stesso tempo, l’unica cosa che sapevo della storia contemporanea dell’Iran mi veniva suggerita da qualche articolo di cronaca internazionale sulla storia dell’ultimo scià di Persia e dell’esilio forzato della sua seconda consorte Soraya (ripudiata perché non poteva dargli eredi) in favore della terza moglie. Della Rivoluzione islamica poco sapevo, era avvenuta quando io ero troppo piccola e nulla poteva accendere nella mia memoria immagini o parole che mi suggerissero cosa fosse successo in quel Paese. D’altronde, le uniche rivoluzioni di cui io avevo seriamente sentito parlare erano quelle studiate sui libri di scuola e risalenti a secoli fa.

E’ per questo motivo che proprio la parola “rivoluzione” pronunciata a proposito di Persepolis aveva acceso in me l’immediata curiosità. Cos’era la Rivoluzione islamica? Come poteva averla raccontata un’autrice costretta ad emigrare in Europa per sfuggire alla repressione sociale e culturale messa in atto nel suo Paese?

Perché Persepolis è questo: il racconto di un Paese che cambia attraverso lo sguardo di una bambina (poi diventata donna) che vive in prima persona le progressive repressioni culturali e sociali messe in atto soprattutto nei confronti delle donne.

Persepolis (dal nome greco dell’antica “città dei persi” fondata nel 520 a.C.) è stato pubblicato per la prima volta in Francia nel 2000 e a distanza di 20 anni rimane una delle opere più straordinariamente attuali (basti pensare ai fatti di cronaca che hanno caratterizzato l’inizio di questo 2020) che siano mai state scritte sulla storia dell’Iran.

E’ l’autobiografia di Marjane Satrapi, un’illustratrice e regista iraniana naturalizzata francese. Nata e cresciuta in una famiglia di origine nobile, la Satrapi racconta in Persepolis soprattutto la sua vita da bambina in un Paese in profonda trasformazione: dalla monarchia alla Repubblica teocratica, passando per la Rivoluzione islamica fino alla guerra contro l’Iraq. Il tutto sullo sfondo dell’eterno conflitto con i tanto odiati, ma anche amati (per la musica e il cinema) Stati Uniti ed Europa.

Marjane è una bambina cresciuta in una famiglia dai valori riformisti e democratici e, per il suo carattere polemico e spontaneo, poco riesce ad adattarsi alle sempre maggiori restrizioni imposte dal regime del suo Paese. Marjane cresce con l’educazione femminista della madre e della nonna, con i racconti dello zio e del nonno ex prigionieri politici, divora libri e ama la musica punk, studia alla scuola bilingue dove impara il francese e la cultura europea (fino alla chiusura di tutte le scuole straniere imposta dal regime).

Non riesce a comprendere il perché debba indossare un velo o perché non possa ascoltare la musica straniera. A causa delle sempre maggiori ed evidenti repressioni in atto in Iran, la famiglia decide di mandarla a studiare a Vienna dove trascorrerà tutta la sua adolescenza fino ai primi anni di università.

Appena dico da dove provengo, mi guardano come se fossi una selvaggia. Per loro siamo tutti fanatici che passano il loro tempo a combattere” racconta Marjane dimostrando che per lei la vita in Europa non è per nulla facile: qui vive in prima persona il disagio del pregiudizio e del razzismo. Finita la guerra contro l’Iraq, Marjane torna a Teheran per frequentare la Facoltà di Arte. Dopo un breve matrimonio con un ragazzo conosciuto all’università, Marjane decide di tornare in Europa, ma questa volta a Parigi dove diventa illustratrice.   

Persepolis è il primo romanzo a fumetti autobiografico scritto da una donna iraniana. La Satrapi, con la sua grande capacità di mitigare la drammaticità dei fatti con una grafica apparentemente elementare e una scrittura sarcastica e umoristica, ha reso Persepolis un’opera universale la cui rilettura (soprattutto oggi) sembra quasi un atto dovuto.

Oggi infatti si può capire ancora di più che Persepolis non è solo il racconto dell’Iran attraverso gli occhi della sua protagonista, ma è anche il suo sguardo sull’Europa: lo sguardo di una bambina costretta ad allontanarsi dal suo Paese per arrivare in un mondo di cui ha amato i valori e la cultura, la musica e il cinema, ma che vissuto dal suo interno si rivela molto più respingente.

E’ proprio questo l’elemento che fa di Persepolis un’opera di straordinaria attualità: una storia che potrebbe essere riscritta ancora oggi senza perdere la sua autenticità. Oggi infatti è ancora più chiaro che quella di Marjane non è solo la storia di una bambina iraniana, ma di tutte le bambine e le donne del mondo.

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